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| Vorrei un consiglio imparziale e sincero se merita e qualche volontario per correggere gli errori.Ho scritto la prima pagina su facebook e pare che a qualcuno interessi, ma si sa gli amici non possono essere imparziali, Cristina giudicami tu, di te mi fido. L'altro giorno mi reco in biblioteca a prendere un libro sulla val Posina che avevo prenotato da tempo. La curiosità mi spinge a leggere qualche pagina a caso, come faccio sempre per vedere se c'era qualcosa che non conoscevo o che poteva interessarmi. Apro a pagina 23 ultime righe in grassetto "bollettino di guerra N°375 del 4-6.1916": cose note,dico fra me, poi leggo in corsivo 4 righe sopra e rimango come fulminato. La vecchia Veronica di Posina nei primi anni 60 del secolo scorso, non mi raccontava delle frottole. Chiudo il libro, ringrazio la bibliotecaria, gentilissima e per la quale sento un debito di riconoscenza per il suo lavoro e premura nell'avvisarmi via mail dell'arrivo dei libri prenotati e torno a casa con la soddisfazione che può provare chi ha vinto una sommetta al gratta e vinci. Tutti sanno che nelle piramidi d'Egitto in una certa ora dell'anno, tramite una fessura tra i blocchi un fascio di luce illumina la tomba del faraone. La storia che vado a raccontare è di questo genere: un misto di verità e fantasia, dove non si sa dove comincia l'una o finisce l'altra. Andiamo per ordine, premetto che scrivere non sarebbe il mio mestiere: ci provo. Anni 60, allora, stanco di una prospettiva di impiegato nella sezione commercio estero in una ditta di cinturini per orologi decisi dopo 3 mesi di smettere e di fondare una impresa edile, la vita sedentaria non faceva per me.Ne avevo piene le scatole dei padroni e mi piaceva la vita all'aria aperta per quanto dura e malpagata potesse essere. Non ne sapevo molto del mestiere, anzi niente, assunsi un muratore in gamba,svelto e forte ma pasticcione, Io facevo il manovale sotto la direzione di Gastone, così si chiamava il mio dipendente. Tra l'altro non credeva nel successo della mia impresa e per convincerlo a restare gli promisi una cifra che non poteva rifiutare. Uno dei primi lavori lo ebbi da un signore di Vicenza che possedeva una casa in contrada a Posina: si trattava di rifare un tetto e non trovava gente disposta alla lunga trasferta da Vicenza a Posina. Accettai il lavoro a condizione di farlo al sabato e domenica, per approfittare di fare anche qualche camminata nei d'intorni.Confinante con la casa da sistemare c'era un'altra abitazione messa molto male: dal tetto l'acqua stava marcendo i solai.In questa casetta vi abitava Veronica: una vecchietta di oltre 90 anni, curva come chi si guarda perennemente le ginocchia, e sofferente se doveva alzare la testa per guardare qualcuno, eppure da giovane doveva essere stata una bella donna. Fatiche, tribolazioni e disgrazie l'avevano resa così.Viveva sola,o meglio conuna capra, due capretti e quattro galline.Di lei sapevo che era sposata,ma che il marito era scappato in Australia e non se ne seppe più nulla.Mi faceva tanta tenerezza e mi piaceva il suo nome a tal punto che volevo darlo a mia figlia mezzana: litigata con la moglie che le pareva un nome da vecchia, poi si sa le donne la spuntano sempre. La mia rivincita: quando le chiedo che nome avrebbe preferito lei dice Veronica. Il tetto di Veronica aveva urgente bisogno di un intervento, ma lei non aveva il coraggio di chiedere, ma nenche i soldi per pagare, così le dissi che se aspettava a metter mano al coperto le sarebbe caduto addosso.Senza alzare lo sgurdo dalla sua posizione curva mi mostrò la mano facendo scivolare il pollice tra il medio e l'indice e poi con l'indice alzato ruotando la mano da destra e sinistra per dirmi che non aveva soldi. A questo punto sorge il problema se andare al dunque e spiegare l'arcano e la storia finirebbe con poche battute o raccontare cosa successe in quei mesi di primavera-estate di quell'anno nella ridente val Posina, e la storia si espanderebbe con vari temi come i rami di un albero, allora cento pagine non basterebbero perchè un argomento ne richiama un'altro...ma anche il rischio di annoiare o far perdere tempo che andrebbe meglio speso. Scrivere una storia è come mettersi su un palco dove tutti ti vedono e non sai la reazione dei lettori, c'è sempre il rischio di peccare di protagonismo o di presunzione o di passare da mona: chi sono io per scrivere una storia? Cosa voglio dimostrare ? Chi me lo fa fare ? sono anni che non scrivo:dai tempi di scuola, in cui arrivavo appena alla sufficienza, a proposito: scusate gli errori. Ve la ricordate la "storia storiela col capeleto in cro' vuto che te la conta si o no?" La racconto corta o lunga ?
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