| Stamattina mi sono svegliato con una bella notizia: la sentenza che "ha condannato a 16 anni di carcere per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche i due manager della Eternit Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier De Marchienne." (cit. La Repubblica).
Ma poi mi sono detto: "Hei, aspetta, è davvero una bella notizia? Sedici anni di reclusione (che poi vedremo quanti saranno) per aver ucciso migliaia di persone?" Eh sì, perchè i morti - tra quelli che sono morti e quelli che stanno aspettando di morire per malattie causate dalla lavorazione dell'amianto, dal'utilizzo, o dal semplice essersi ritrovati una fabbrica Eternit di fianco a casa - sono più di tremila. E' vero, è la prima volta in Italia (e in Europa) che vengono condannati i vertici di un'industria, e questo è un simbolo importante, forse l'inizio di una serie di processi analoghi, ma com'è possibile che la pena sia così piccola? Un genocidio vale 16 anni di carcere?
Mentre riflettevo su queste cose, alla radio sento una seconda notizia: (cito sempre la Repubblica)
"Dopo 21 anni, 2 mesi, 15 giorni e sette ore di carcere, Giuseppe Gulotta, adesso cinquantenne, ha ottenuto giustizia e dignità. Alle ore 17,35 di oggi la Corte d'Appello di Reggio Calabria dove si è celebrato il processo di revisione, ha pronunciato la sentenza. Giuseppe Gulotta è innocente, e da oggi non è più un ergastolano, non è l'assassino che il 26 gennaio del 1976 avrebbe ucciso, assieme ad altri complici, due carabinieri, Salvatore Falcetta e Carmine Apuzzo, in un attentato alla caserma di Alcamo Marina, un paese al confine tra le province di Palermo e Trapani".
Carcere a vita, per NON aver ucciso due carabinieri. Ventun'anni di carcere perchè, costretto a manganellate a parlare, aveva confessato un duplice omicidio che non aveva commesso.
E dunque, nello stesso paese, la nostra amata Italia, lo sterminio di migliaia di persone equivale a sedici anni di reclusione, il non omicidio di due carabinieri implica il carcere a vita - o in questo caso, ventun'anni di processi (e di reclusione) fino ad ottenere una vittoria. Ma non è finita qui: condanna a Spaccarotella, il poliziotto che fece fuoco - ad altezza uomo - per fermare un giovane (con la morte). Nove anni.
Con questo, io non voglio inneggiare condanne, per come la vedo io in un paese, in un mondo, civile il carcere non dovrebbe nemmeno esistere, dal momento che l'uomo, nei millenni di vita avrebbe dovuto imparare la convivenza pacifica poichè, come animale sociale, dovrebbe esaltare l'idea di una società equa. Ma visto che non viviamo nè in un paese, nè in un mondo civile, in cui la "giustizia" (fermatevi a riflettere su questa parola, capite quanto è orribile?) è necessaria, sarebbe bello che almeno fosse giusta davvero; se si decide che i reati debbano essere puniti, allora servono cento, forse duecento ergastoli ai manager Eternit. Non è possibile che la vita di un carabiniere valga non solo di più di quella di un ragazzo, ma anche di migliaia di persone.
Ma tanto domani ci saremo già dimenticati di tutto questo.
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