CITAZIONE (gavetta @ 28/1/2012, 09:49)
si chiama "punto di non ritorno", passata la quale puoi solo andare avanti e sperare...
Qui non mi trovi daccordo. Nel senso che non sempre andare avanti è la soluzione, e quasi mai è l'unica opzione. E andare avanti a volte è invece l'inizio della tragedia, la scelta che causa danni rilevanti o addirittura la morte. Perchè al tempo brutto si aggiungono appunto stanchezza, paura, fame, sete, angoscia... che sono moltiplicatori di rischio: di cadere, di perdersi di piò, di lasciarsi andare... A volte la cosa migliore da fare è fermarsi in un posto più riparato possibile e passare la notte. Ma per farlo bisogna appunto avere una "mappa" precisa del percorso fatto, che comprenda i punti validi per la sosta più vicini. Da qui l'importanza che dicevo, di osservare e individuare, durante il cammino e specialmente se le condizioni sono dure, dei possibili ripari naturali, delle zone tranquille e sicure, da poter raggiungere in fretta. E soprattutto occorre non rimandare il momento in cui accettiamo di aver superato la riga rossa (che non vuol dire accorgersi di averla superata, quello bene o male tutti lo sanno fare, vuol dire farsene una ragione e agire di conseguenza). Troppo spesso si va avanti dicendosi che va tutto bene, che più su c'è tempo migliore, che ce la facciamo, che non ci sono alternative. Facendo questo non facciamo che toglierci tempo utile per attrezzarci all'emergenza. Che può benissimo essere un buco scavato con le racchette da neve, dietro una roccia o in un punto dove il vento soffia meno, zaino sotto il culo, tutti i vestiti che abbiamo addosso, poncho sopra, ammucchiati gli contro gli altri. Non è certo una gran bella notte, ma si riesce a conservare una buona parte di calore.
Però mi rendo conto che non è facile, soprattutto a livello psicologico. Una notte all'addiaccio con il freddo tosto è dura, anche se sapendola prendere non mortale e neanche poi tanto tanto terribile, ma per farlo bisognerebbe andare per gradi, e provare, in modo da sapere cosa ci aspetta. Quindi capisco che molti invece vadano avanti ad oltranza, è una reazione umana e naturale. Invece fermarsi è una reazione "innaturale", richiede un certo sforzo mentale, perchè la ragione ti dice che devi camminare, non fermarti. Un ottimo modo per prepararsi sarebbe quello di farlo: attrezzarsi per una camminata normale, e poi fermarsi per la notte, dandosi poco tempo per prepararsi. Naturalmente facendolo a 2oo metri dalla macchina, in modo che se le cose si mettono male si sale, si mette in moto e si alza il riscaldamento (e la radio) a palla
Così ognuno conoscerebbe i suoi limiti, saprebbe cosa aspettarsi, e saprebbe adeguare la sua attrezzatura di "survival" a sè stesso, al suo ambiente, alle sue realtò, survival quello vero, non quello che fa vedere Grylls in tv e che tanto affascina i ragazzini