Max_bz |
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| Parto con una domanda sulle Radici di Felce, sanno di liquerizia, basta dissotterrarle e mangiare (come con quelle dei pini giovani). Recentemente però ho letto che la "Felce Aquilina" è velenosa, vorrei capire se col termine "Felce Aquilina Velenosa" si intende proprio la comune felce che si trova nei nostri boschi (almeno quà nelle Alpi) o se ci si riferisce a un'altra specie particolare. Nel caso si tratti della comune felce quali precauzioni generali usare? se ne possono mangiare lostesso le radici o meglio evitare? Mentre nel caso in cui si tratta di un'altra specie, com'è possibile distinguerla da quella comune? è tanto diffusa e simile da rischiare di confonderla? Riporto qualche passo interessante di un libro scritto a riguardo da un celebre neurologo " una cosa è ammirarla o farne un giaciglio, e altra cosa è mangiarla, come fanno talvolta mucche e cavalli, quando in primavera spuntano i primi teneri germogli. Gli animali che la mangiano vanno soggetti al "vermocane", perché questa felce contiene un enzima, la tiaminasi, che distrugge la tiamina necessaria al normale funzionamento del sistema nervoso. Data la mia professione di neurologo questo fenomeno mi interessa, perché gli animali affetti dalla malattia incominciano a perdere la coordinazione e a barcollare, mostrando tremore e agitazione, e se continuano a consumare la felce vanno incontro a convulsioni e infine alla morte." Le giovani fronde, appena punte da un insetto, secernono cianuro, e se ciò non bastasse a uccidere o a scoraggiare il malcapitato insetto, entra in gioco un secondo veleno, più potente. La felce aquilina, più di ogni altra pianta, è satura di ormoni chiamati ecdisoni, i quali, una volta ingeriti dall’insetto, provocano un’incontrollabile metamorfosi. Come afferma Robbin, per l’insetto si tratta dell’ultima cena.
I romani erano soliti riempire le loro stalle con un letame composto esclusivamente di felce aquilina. In una di queste stalle, risalenti al primo secolo d.C., furono ritrovate 250.000 crisalidi della mosca della stalla, e quasi tutte presentavano l’arresto o l’alterazione dello sviluppo.
E come se tutto ciò non bastasse, la felce aquilina contiene anche una sostanza altamente cancerogena, e sebbene la cottura elimini gran parte dei tannini amari e della tiaminasi, gli individui che consumano grandi quantità di germogli di felce e per lunghi periodi vanno più facilmente soggetti al cancro dello stomaco. Con questo spaventoso arsenale chimico, e i suoi rizomi profondi dallo sviluppo quasi incontrollabile, la felce aquilina è un mostro potenziale, capace di invadere immense estensioni di terreno e di privare della luce del sole tutte le piante sottostanti.
Sacks Olivier, “Diario di Oaxaca”, Feltrinelli, pag. 63 www.ilpalo.com/libri-scientifici-in...o-di-Oaxaca.htm
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